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La Montagna nei libri

La montagna si può vivere o raccontare. E ciascuno la vive a modo suo, o la racconta a modo suo.

Ediciclo, casa editrice di pianura che ha privilegiato una scelta editoriale rivolta all’ambiente e alla sostenibilità in tutte le sue declinazioni (anche di viaggio), esce in questi mesi con una serie di titoli che offrono l’esperienza della montagna da diversi punti di vista

I Custodi della montagna di Vittorio Mason è uno dei titoli più recenti. L’autore focalizza l’attenzione su coloro che la montagna la popolano: “Queste donne e questi uomini sono gli ultimi di una razza in via d’estinzione. È per questo che, prima che scompaiano tutti, ho voluto raccontarli, mantenerli in vita con un po’ d’inchiostro”, racconta l’autore.
Nelle 352 pagine del libro si susseguono, una dopo l’altra, le testimonianze delle genti delle Dolomiti, dal Trentino Alto Adige al Friuli Venezia Giulia, con un focus particolare sulla Valle di Zoldo, il Feltrino, la Valle del Grappa e la Val Brenta.
Storie che mantengono la memoria dei luoghi, dei mestieri e delle tradizioni: l’arte di menare per aria un’ascia, mungere una vacca, guidare un gregge, tirare su una casa, andare a caccia sui monti, accendere un fuoco coi mughi, fare carbone con la legna, ricavare da un pezzo di faggio un mestolo, intrecciare dei giunchi, falciare l’erba con la falce e tanti altri lavori che facevano callo, muscolo e sopravvivenza.
Una carrellata di voci degli ultimi custodi della montagna, gente sagace e saggia, che sa fare del poco tanto e di due patate una minestra. Uomini semplici, che tengono la parola stretta nel silenzio e si riconoscono nella terra in cui vivono.

La sentinella delle Dolomiti di Carlo Budel ci accompagna invece sulla Marmolada, a 3343 metri di altitudine. Una salita che è una scoperta.
La scoperta della nuova vita di un uomo che, a 42 anni, dopo aver fatto l’operaio, cambia vita: si licenzia per diventare il custode del rifugio di punta Penìa, sulla Marmolada, per cento giorni d’estate.
Un cambiamento radicale.
Una scelta per certi versi estrema, necessaria per sfuggire alla routine quotidiana, per ritrovarsi, e ritrovare una vita che non è mai la stessa, che ti stupisce ogni giorno, ti regala emozioni sempre diverse, ti riporta alla memoria sfide epiche di tempi passati, in cui uomo e natura vivevano in simbiosi assorbendo l’uno i ritmi dell’altra. Come l’autore scrive: “Raggiungere il punto più alto della Marmolada, la Regina delle Dolomiti, ti dà una scarica di adrenalina. Viverci, in solitudine, per cento giorni di seguito, è un’esperienza che ti cambia la vita”.
La sua è una solitudine reale che esplode nei social. Carlo Budel inizia a caricare ogni giorno foto e commenti, che sono seguiti da migliaia di follower e attirano l’attenzione dei media. 144 pagine da leggere tutte d’un fiato.

L’attrazione dei passi di Tino Mantarro ci porta oltre. Oltre in senso metaforico, ma anche fisico perché vuole stimolare il lettore a scoprire cosa c’è oltre le cime. Un’apologia dei passi e del guardare oltre, per comprendere quelli che sulla carta sono degli spartiacque tra culture e invece sono finestre su altri mondi. Spalanca il desiderio di salire in cima per poter conquistare un pezzo di orizzonte e un’altra avventura. Una sfida a noi stessi in primo luogo, perché chi non ha desiderato almeno una volta di superare i propri limiti, di arrampicarsi più in alto, di viaggiare più lontano, di correre più veloce? In un’epoca in cui in tanti preferiscono l’anonima comodità al passo faticoso, l’autore sollecita il lettore a fare un’esperienza diversa, a spingersi oltre, oltre le cime, appunto, per vedere cosa si scorge in basso nella valle seguente. Una lettura veloce, 96 pagine della collana “Piccola filosofia di viaggio”.

Della stessa collana fa parte anche il libro di Enrico Camanni “L’incanto del rifugio. Piccolo elogio dell’ospitalità in montagna”.
Quanti di noi sono stati in un rifugio? Quanti hanno sentito il calore di un luogo nato per dare un riparo e per offrire un’ospitalità semplice. Camanni ci introduce alla scoperta della più intima e suggestiva natura dei rifugi alpini dove mondo è ridotto a pochi metri abitati e il rifugio è un’isola al riparo dall’immensità.
Anche se oggi il moderno turismo alpino di massa ha trasformato il rifugio in un posto abbastanza simile agli hotel di fondovalle, luogo di passaggio e di commercio più che di incontro, il rifugio gode ancora di alcune sue inalienabili peculiarità. Ed è di queste che Enrico Camanni va alla ricerca: di quelle peculiarità, materiali e immateriali, di quei momenti che rendono indimenticabili il passaggio in un rifugio.

E per finire il libro insolito di una donna insolita. Caterina De Boni con “A passo di pecora” ci propone il viaggio di una pastora transumante: un anno a piedi con mille pecore, un cane e una fisarmonica. Non è un romanzo, ma la storia vera di Caterina, una delle ultime pastore transumanti d’Italia. Caterina è una donna di 38 anni che ha alle spalle una laurea in tecniche erboristiche e un quasi diploma al Conservatorio.
La sua passione risale ai tempi dell’infanzia, quando andava con i genitori ad aiutare i pastori che salivano in malga a Cortina d’Ampezzo. Da circa 15 anni la sua passione è diventata la sua vita a fianco di un pastore transumante.
Nel suo libro Caterina descrive i luoghi percorsi, le avventure vissute e le genti conosciute nell’arco di una vita, racchiusi nel racconto di una transumanza con il proprio gregge di pecore, dalle pianure friulane alle Dolomiti di Cortina d’Ampezzo. Una narrazione che vuole aprire gli occhi dei lettori su un mondo sommerso ma ancora vivo, popolato da gente che non si è adeguata al mondo moderno dominato dalla tecnologia e dal digitale, ma che resiste ancorata a uno stile di vita considerato arcaico, rurale e anticonformista.
Un racconto emozionante caratterizzato da momenti felici e tragici, da aneddoti divertenti, da bevute di buon vino accompagnate dalla fisarmonica che Caterina porta sempre con sé.

di Antonella Stelitano