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NATALE? tempo di shopping!

Una tradizione radicata tra arte, gusto e atmosfera magica

È una tradizione sempre più radicata nel tempo e nei territori. Parliamo dei mercatini natalizi, quell’usanza di trapiantare l’artigianato ed il piccolo commercio agroalimentare in apposite casette di legno che vengono posizionate nei punti di maggior richiamo dei centri abitati. Apparsi anche in pianura negli ultimi vent’anni, i mercatini costituiscono una piacevole e costante presenza nel periodo dell’Avvento, punteggiando vie e piazze con colori, suoni e profumi che attirano immancabilmente l’attenzione di residenti, turisti e curiosi.
Questa tradizione nasce tra i monti, come occasione per contadini ed artigiani di far conoscere e vendere direttamente le proprie realizzazioni. Col passare del tempo i mercatini si sono ingranditi, acquisendo spazio anche nei calendari al punto da divenire un appuntamento classico ed irrinunciabile. Con sfumature diverse a seconda della location, tanto da rendere eterogenea la mappa delle loro apparizioni.

AD OGNUNO IL SUO

Volete un esempio? Recatevi a Cortina d’Ampezzo a partire dal 19 novembre. Nella zona di Corso Italia, area principale del vernissage, troverete le famose casette in legno che riproducono gli chalet d’alta quota. In tutto il periodo dell’Avvento – a proposito: dal 1° dicembre il calendario dell’Avvento verrà raffigurato sulla facciata dell’ex municipio, accompagnato da musiche tradizionali – e fino all’Epifania, l’area pedonale cortinese verrà invasa dagli stand che propongono come ogni anno prodotti di falegnameria e ceramiche, decorazioni natalizie, giocattoli per i più piccoli, articoli d’arredo, golosità di vario genere. Il tutto con gli inconfondibili profumi del vin brulè e del the caldo, accompagnati dallo scoppiettare delle braci dei fuochi accesi per riscaldare l’atmosfera.
Non si può certo dire che i mercatini siano tutti uguali, però. Per averne riprova basta risalire la Val di Landro e far tappa in Pusteria: se a San Candido le casupole del mercatino richiamano i masi della zona (con la presenza di artigiani locali come l’opificio della lavorazione del feltro), a Dobbiaco gli stand sono stati realizzati seguendo lo stile architettonico dell’ex Grand Hotel. Muoversi tra le vie del centro abitato diviene dunque un’occasione per immergersi nelle storie e nelle tradizioni dei centri abitati. Anche nelle degustazioni: a Cortina è immancabile una cioccolata calda assieme al brazorà, una focaccia morbida di origine ladina (deriva dalla declinazione in retico del verbo “abbracciare”) ricoperta di granella di zucchero; più a nord, impossibile non degustare gli strauben ossia le tipiche frittelle a forma di chiocciola (da cui il nome) con la composta di frutti rossi.

I DIAVOLI DI SAN NICOLA

Nessun mercatino è completo però senza la massima tradizione dell’arco alpino. Tra il 5 e l’8 dicembre di ogni anno fanno la loro apparizione degli strani esseri, impellicciati con maschere demoniache, che producono suoni gutturali e scuotono rabbiosi i campanacci. Sono i krampus, personaggi che rappresentano ancora oggi la più antica storia di Natale di tutta l’area montana nazionale – sono infatti presenti anche nella zona di Merano oltre che a Sappada ed in Friuli.
Questi paurosi personaggi, che si divertono a spargere zolfo al loro passaggio ed a terrorizzare i temerari che vi si accostano, precedono l’arrivo di San Nicola, il vescovo che con la sua figura ha ispirato la leggenda di Babbo Natale e che ancora oggi è venerato tanto dai cristiani di rito cattolico romano quanto dagli ortodossi greci, serbi e russi. Secondo le storie riportate sino ai giorni nostri, fu proprio San Nicola a portare la pace e la serenità nelle buie notti di dicembre, quando la luce cede velocemente il passo alle tenebre. I diavoli che approfittavano dell’oscurità per seminare la paura tra i contadini furono sconfitti dal prelato che li ridusse a propri servi ubbidienti. O quasi: il loro compito è quello di annunciare l’arrivo del vescovo che porterà luce e dolciumi ai bravi valligiani, ma ai demoni è consentito di ammonire a modo loro, sfruttando l’orribile aspetto, coloro i quali non si comportano rettamente. A ricondurli sulla retta via sono i campanacci che il sant’uomo ha legato loro addosso, uno strumento tanto esorcizzante quanto di segnalazione del pericolo. Ma al di là di miti e leggende, i krampus sono accolti come sempre con un misto di timore reverenziale, spavento e divertimento dagli spettatori delle sfilate, consci delle provocazioni che queste maschere sono abituate a dispensare e dell’innocuità dei servitori del vescovo. A Cortina quest’anno l’arrivo dei krampus è previsto per la sera del 5 dicembre, seguiti nella sfilata dall’arrivo del presule che porta doni ai bambini più buoni. E c’è da scommettere che nessuno vorrà perdere l’occasione di sfidare i pestiferi diavoli in attesa che San Nicola li riconduca a più miti consigli.

I RE MAGI ED IL PAN DI ZENZERO

Chi lo dice che le tradizione natalizie finiscano per forza il 25 dicembre? Nell’area delle Dolomiti le feste continuano. Anzi, a cavallo di Capodanno si registrano ulteriori tradizioni che vengono orgogliosamente tramandate sino ai giorni nostri. Una di queste riguarda la benedizione delle case ad opera dei Re Magi. Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, i tre scienziati giunti da Oriente seguendo la Stella Cometa, riappaiono dal primo giorno del nuovo anno con una missione ossia portare un augurio di buon auspicio in tutte le abitazioni. È facile imbattersi nelle fredde giornate che seguono a San Silvestro in terne di ragazzini, agghindati con i costumi dei Magi e guidati solitamente da una figura adulta, mentre bussano alle porte delle case per portare il loro messaggio di pace. La tradizione prevede che i tre Magi lascino un’iscrizione col gesso sullo stipite, un modo per testimoniare il loro positivo passaggio tramite le iniziali dei nomi, ricevendo in cambio un gesto di ospitalità.
Quest’ultimo si manifesta in vari modi. Se alcuni residenti consegnano una piccola mancia ai giovanissimi emuli dei Magi, la tradizione prevederebbe che ai viaggiatori sia offerto conforto attraverso il dono dello zelten, del lebkuchen o dello stollen. Cosa sono? Si tratta di dolci tipici – il primo è un mix di frutta secca, gli altri sono a base di cannella o di zenzero – che fanno parte della cucina ladina e germanofona e che, travalicando i labili confini dei passi montuosi, arrivano sino all’Ampezzano ed al Cadore.
I biscotti di zenzero e di cannella talvolta decorano anche gli abeti di Natale, con l’ammonimento ai più golosi di non toccarli sino al culmine delle festività… per quanto sia difficile resistervi. Ma la loro diffusione non si ferma al periodo natalizio, proseguendo anzi sino al culmine del Carnevale.
È un modo gustoso, profumato e colorato di vivere le tradizioni dei monti, perpetuando un universo di storie e di culture che merita di essere preservato.